Mese: Agosto 2015

Sempre in tema di Alberi – noch ein uralter Baum

11904102_759977704131250_4060337616835974303_n“Olmo bello” ha raggiunto 400 anni prima di spegnersi. Cresceva vicino al fiume Misa, a Senigallia, Marche e la popolazione vi si recava a piedi o col carretto, ed era sempre una grande festa.

Il cosmo, l’albero e l’uomo – principi universali nel carattere umano e negli alberi

Dal 23 al 29 agosto mi trovate insieme a Olivia Oeschger e Daniela Dall’Oro nelle stupende foreste di Fonte Avellana, ospiti della Comunità dei monaci Camaldolesi.

Condividiamo i principi archetipici che si manifestano nel nostro carattere e nella nostra biografia, li osserviamo nelle piante e nel paesaggio e li sperimentiamo con acquarelli naturali. Passeggiate, conversazioni, la visita a due abbazie medioevali e molta quiete allietano la settimana. Per iscrizioni delll’ultimo minuto potete chiamare i numeri 349 8383231 o 0721 730261.

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A presto!

Alberi… Salix spp.

Alberi… i SALICI sono l’argento delle nostre colline, lungo fossi e campi, anche in pieno sole (in Carpegna per esempio crescono rigogliosi), segnano sempre la presenza di acqua, anche quando non è visibile in superficie. Di piccola statura, corteccia rugosa negli alberi adulti e liscissima nei giovani rami. Fgolie lanceolate argentee che restano così anche secche. Gli amenti, i fiori, attirano le api e illuminano discretamente di bianco e di giallo limone la natura dopo l’inverno. Sono morbidi al tatto e da bambini li chiamavamo gatttini. In erboristeria si raccolgono foglie, gemme e corteccia per le proprietà analgesiche, antiinfiammatorie, astringenti (Salix alba L.). L’albero dona all’uomo tutte le sue parti. Le radici erminali rosse fuoco, immerse nell’acqua, venivano messe a bagno nelle fontane per tenere pulita l’acqua e libera da muschi ed alghe.

La salicina è un glucosde e venne sintetizzato (aspirina). In fitoterapia si usa la tintura madre o l’estratto secco di Salix alba che non causano disturbi allo stomaco come il farmaco chimico e sono di sicura efficacia nell’influenza, contro spasmi metruali, nella dissenteria e per alleviare l’emicrania. Il salice è un rimedio flessibile, come la pianta, e ognuno può trovare beneficio laddove è debole di costituzione.

Con i rami si intrecciano cesti e si legano le viti (Salix viminalis). Pianta tintoria (la tintura mi da un rosso rubino) ed essenza per un “fiore di Bach”: Willow, Weide, elastica, perdona chi la ferisce, rinasce con giovani virgulti e annuncia la primavera, prima di molti fiori.

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Il cosmo, l’uomo e la natura negli alberi – prossimo corso a Fonte Avellana

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Atropa belladonna L.

Atropa belladonna flores

Nelle piante prive di tossicità il corpo astrale circonda la pianta, nelle specie velenose il corpo astrale pervade l’intera pianta.

Atropa Belladonna, in inglese “Deadly Nightshade”, è una delle piante medicinali e velenose più famose della famiglia delle solanacee. Il nome deriva da “Atropos”, una delle tre parche, le divinità greche del destino, che recide il filo della vita. Si chiama “belladonna”, perché per secoli donne e uomini ne hanno adoperato il succo per dilatare le pupille e donare lucentezza agli occhi, non senza correre rischi! La belladonna è parente stretta di piante ortive come il pomodoro, la melanzana, la patata, anche del tabacco e di piante medicinali come la dulcamara e lo stramonio. La troviamo spontanea sopra i 700 metri, nel sottobosco, nei boschi radi, dove è stata tagliata la legna di recente. Ama la penombra e i terreni calcarei ma cresce bene anche nelle Alpi granitiche. Forma uno stelo centrale turgido, ricoperto di macchie rossastre da cui partono, a 45 gradi, i rami laterali, fino a formare una sorta di imbuto. Le foglie sono ovali e leggermente appuntite, dai bordi affilati e di un verde opaco che tende al blu. Sono molto lisce al tatto e diffondono un odore acre che ricorda la pianta di pomodoro e le patate crude. Nella sfera vegetativa, nello stelo e nelle foglie, la pianta si permea di acqua, di succhi, è piena di vita.
Sotto le foglie, nelle ascelle fogliari, spuntano i fiori a campanula. Le corolle hanno un bell’aspetto, sono gialle alla base e viola scure verso i bordi, con grossi calici verdi che contornano anche i frutti, come una stella a cinque punte. I fiori, aprendosi, si girano verso il basso, verso il suolo, come se assorbissero le forze dell’ombra. Nei fiori e poi nei frutti, la belladonna manifesta un’attrazione verso il mondo delle tenebre, e diventa di una bellezza ambigua e pericolosa. Non forma sostanze profumate (prova del fatto che veleni e oli essenziali sono sostanze contrapposte).
Le bacche scure e lucide appaiono invitanti, succose, si formano alla fine dell’estate proprio quando sono mature anche more e mirtilli, ma in verità sono molto tossiche e non debbono essere raccolte per nessun motivo! L’intera pianta è ricca di alcaloidi: iosciamina, atropina, scopolamina, belladonnina, e altri ancora. Gli alcaloidi contenuti nella pianta vengono facilmente assorbiti dalla pelle, e quindi è meglio non sfregare le foglie o toccare troppo i fiori, quando la troviamo nel bosco. Era una degli ingredienti della cosiddetta “pomata per volare” utilizzate dalle streghe nella notte di Santa Valpurga (30 aprile), per avvicinarsi al mondo astrale e avere visioni.
I sintomi da avvelenamento sono: disturbi respiratori fino alla paralisi respiratoria, forte nausea, secchezza delle fauci, disturbi cardiaci, allucinazioni e midriasi (dilatazione delle pupille). 2-3 bacche possono essere letali per un bambino piccolo, nel dubbio si consiglia quindi di chiamare subito il medico.
Oltre agli alcaloidi la belladonna contiene anche flavonoidi, una sostanza fluorescente, minerali tra cui silicio, magnesio e rame, e infine delle cumarine. La presenza degli alcaloidi indica che la pianta “si allontana dalla sua natura vegetale” (W. Pelikan) e dalla connessione tra forze fisiche e vitali-eteriche. La belladonna forma invece sostanze che respingono la vita (i veleni). Allo stesso tempo, si avvicina alla sfera astrale. In quantità ponderale, tutti gli organi vegetali della belladonna sono velenosi. Estratti di radice sono addirittura doppiamente velenosi rispetto a foglie e fiori. La preparazione omeopatica “Belladonna” in diverse diluizioni è uno dei rimedi più conosciuti; viene ricavato dalla tintura madre dell’intera pianta. E’ utilizzato soprattutto contro infiammazioni, stati febbrili, crampi e coliche addominali, stati ansiosi, ogni volta che si forma troppo calore nell’organismo, con arrossamenti, spasmi e vampate.
Nella medicina antroposofica si considera l’immagine essenziale di Atropa belladonna, che si esprime nel singolare rapporto tra luce e ombra della pianta, la grande vitalità di tutti gli organi e l’inclinazione ad agire come veleno sulla sfera sensoriale (nervi). Viene impiegata nelle affezioni oculari, contro spasmi nella sfera metabolica, in situazione emotive difficili con ansia e tensione. In questo senso la belladonna, un’abitante affascinante e misteriosa dei nostri boschi, aiuta l’uomo a diventare nuovamente “morbido”, a sciogliere i suoi indurimenti.

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ACQUA madre

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Trovare in agosto, dopo due mesi quasi senza pioggia, superfici fogliari così grandi, verdi e pieni di vita è un regalo, sembra una fiaba, un popolo di Petasites officinalis che racconta dell’acqua sotto terra, dell’acqua appena sopra, della rugiada, della leggera nebbia che si alza all’alba come un’espirazione.
La petasite (in tedesco radice della peste, Pestwurz) è stata usata per secoli come antidoto alle epidemie di peste e malattie contagiose Ottima pianta depurativa, aiuta nei casi di asma allergico e di emicrania cronica. Il contenuto di acidi pirrolizidinici la rende poco sicura perchè potenzialmente epatotossica, tuttavia esistono estratti liberi da alcoloidi; bella pianta della tradizione erboristica europea, nell’omepatia antroposofica è abbinata a piante sinergiche.

Dal bosco per giardino e cuscini profumati: Tommasinia verticillaris (L.) Bertol.

Peucedanum verticillare o Imperatoria di Tommasini, Apiaceae. Nome popolare “tommasinia”, in inglese “giant hog fennel”.
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Bella pianta da coltivare in giardino (terreno fresco, ricco di humus, ama il sole) per la forma slanciata del fusto e il portamento dei fiori ad ombrella. Pascolo per api e farfalle, fiorisce al secondo anno, è biennale o pluriennale di breve durata.
Cresce ai margini del bosco, lungo prati umidi e fossi. Non teme il sole pieno e resiste al clima mediterraneo in estate. Colpiscono le guaine striate da cui si formano le foglie, che sono profumate, dal sapore aromatico. Tuttavia sconsigliamo l’uso interno, la pianta non è ben conosciuta a livello farmacologico; le furocumarine contenute soprattutto nei semi possono essere irritanti per la pelle e sono pericolose per il fegato. Secondo studi americani, i componenti dell’olio essenziale della tomassinia sembrano interessanti, da approfondire. Nell’erboristeria tradizionale mediterranea, la radice è usata come l’Angelica sylvestris o il Peucedanum ostruthium, per l’azione digestiva, carminativae e tonica.
A fine estate essicco le foglie e le mescolo a fiori di lavanda, piccoli rami di finocchio selvatica, foglie di melissa romaana e calaminta. Con questa miscela imbottisco piccoli cuscini, da applicare sulla nuca e sulla fronte in caso di emicrania e nausea.
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