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Incontri balsamici in autunno: Santoreggia

Incontro ravvicinato con Satureja montana L., presumo si tratti della subspecie “appenninica”. Nel video che trovi sul mio canale (sperimentale!) youtube, parlo brevemente dei suoi poteri disinfettanti e aromatici in cucina. https://www.youtube.com/shorts/Yx1gOuO-j-w

La santoreggia è un’erba balsamica di prima scelta nelle malattie da raffreddamento, come tisana e per applicazioni esterne, tra cui i tradizionali suffumigi. Sacra alla Dea Athene per aumentare le facoltà di pensiero (schiarisce i pensieri, rende più desti) e dell’intelligenza. E’ una pianta tonificante, con una punta di Marte che spinge a superare dubbi e incertezze, debolezza e mancanza di calore.

L’elemento aria per i contenuti aromatici e l’innalzarsi ritmico della parte verde e l’elemento fuoco per i principi pungenti, riscaldanti e disseccanti nascondono un tocco lunare che osserviamo nella dolcezza del fiore, dal bianco al rosa violaceo, ricco di nettare per le api e nell’alto contenuto di clorofilla nelle foglie.

Per due tazze di tisana fumante e balsamica versa 400 ml di acqua bollente su due cucchiai rasi di foglie e fiori essiccati di santoreggia, lascia in infusione per 6 minuti, filtra e dolcifica con del buon miele.

Un oleolito con la parte aerea raccolto in questo periodo conclude la stagione degli estratti grassi e completa l’erboteca famigliare per massaggiare il petto a grandi e piccoli in caso di raffreddore e tosse, articolazioni dolenti o muscoli affaticati e zone attaccate da malattie fungine come le unghie dei diti dei piedi. (Non usarlo su mucose interne, è irritante).

Satureja montana L.

La vite (Vitis vinifera), una delle piante sacre dell’autunno

Come tutte le piante, la specie Vitis ha attraversato molti stadi evolutivi accompagnando fedelmente l’uomo e i suoi modi di vivere nella storia. La vite europea (Vitis vinifera) della famiglia delle Rosaceae giunge nell’area del Mediterraneo sulla via della seta e con i commercianti fenici. La vinificazione, la fermentazione del succo di uva, in antichità non era compito dei contadini ma di persone propriamente incaricate al servizio dei sacerdoti. Il vino serviva al culto: conosciamo le festività del dio Dioniso/Bacco, in cui il vino portava gli uomini a stati di estasi allentando le connessioni dei corpi.

File:Illustration Vitis vinifera0.jpg
Vitis vinifera è coltivata in tutto il mondo; si innestano le varietà su porta-innesti. In Italia, dal novecento, provengono dalla vite americana su cui si innestano varietà selezioniate, vinifere. Questo tipo di moltiplicazione causa gravi problemi e abbassa la vitalità delle piante di vite: il viticoltore oggi è alle prese con malattie virali e fungine, che stanno mettendo in ginocchio grandi zone di produzione. Anche in questo caso, l’agricoltura biodinamica e i suoi strumenti influiscono positivamente sulla vitalità del terreno e delle piante, migliorando allo stesso tempo le qualità gustative e aromatiche dei prodotti finali: del vino e del succo o dell’uva da tavola, ma anche delle foglie e delle gemme che si usano in erboristeria.

La vite come pianta alimentare, cosmetica e medicinale

Vitis vinifera si risveglia con un segno particolare, le “lacrime dell’uva”. E’ un liquido trasparente, vischioso e dolcissimo che indica che la pianta ha ripreso il periodo vegetativo. Per gli antichi era una sostanza altamente curativa e preziosa, la “Lacryma vitis”. Plinio Secondo (23-79 d.C.) la consiglia come rimedio per le malattie della pelle. Santa Ildegarda (1098 – 1179 d.C.) chiama quest’essenza “l’acqua più preziosa della terra” e la nomina nella cura dei disturbi agli occhi ma anche dell’udito e nel mal di testa.   

La vite ha fiori poco appariscenti ma molto profumati che attirano il mondo degli insetti e gli impollinatori, indispensabili per la legatura e la formazione dei frutti, gli acini, in botanica bacche. Il frutto della vite, l’uva, è un potente remineralizzante (potassio e magnesio), contiene zuccheri nobili, flavonoidi (antociani), vitamine A, gruppo B, C. Il succo, oltre ad essere un’ottima bevanda, ha qualità curative nella spossatezza, nell’anemia e come regolatore della pressione sanguigna, inoltre in convalescenza. E’ un blando antiinfiammatorio nelle cistiti. Non è adatto a chi soffre di colite perché soprattutto la buccia degli acini può essere irritante. Il succo applicato esternamente è un disinfettante “pronto per l’uso” in campagna per piccole ferite e abrasioni. Mescolato con la ricotta e la farina d’avena dona lucentezza alla pelle del viso. L’uva essiccata – l’uva passa o sultanina – conserva un’importante parte delle proprietà nutritive ed è perfetta se combinata con noci, nocciole o mandorle.
Dai semi d’uva si spreme l’olio di vinacciolo, che ha un ottimo sapore ed è ricco di polifenoli e acidi grassi polinsaturi. E’ indicato come alimento quotidiano, soprattutto a crudo, come l’olio di oliva, soprattutto se sussistono disturbi alla pelle (eczema, acne).
Dai fiori di vite il Dr. Edward Bach otteneva un preparato per aiutare le persone dispotiche, troppo ambiziose e autoritarie e, in fondo, nevrotiche, e che disprezzano gli altri. Anche la gemmoterapia si avvale delle gemme florali e fogliari, mentre l’erboristeria europea utilizza le foglie per impacchi, per decongestionare gli organi interni. La medicina antroposofica si avvale della vite (foglie) come rimedio per sostenere il fegato. “Hepatodoron”, il rimedio, fu studiato da Rudolf Steiner nel secolo scorso. Combina l’azione della vite con quella della fragola selvatica, entrambe rosacee, piante legate a Mercurio/Giove e a Sole/Luna.

Come anche il frumento, la vite ha una valenza simbolica forte, profonda. Come espressione di salute, fertilità, abbondanza – del “buon vivere” – la vite è riportata su monete, gioielli, dipinti e stemmi di città e casati. Nell’immaginario, la vite è legata al sangue, all’idea di stirpe, di genealogia.

In conclusione, per il periodo che segue l’equinozio d’autunno ti invito a contemplare l’immagine di tre piante che accompagnano l’uomo da sempre: una spiga di grano o di farro, un vitigno e l’albero dell’olivo. Tre piante della cultura mediterranea, legate alla sfera solare, che caratterizzano la cultura dei nostri paesaggi e meritano profondo rispetto.

S. Ildegarda da Bingen, profetessa e visionaria

“ Tieni in ordine il tuo tempio, abbi cura di esso, affinché Viriditas, la Forza Verde, nella quale tu abbracci Dio con amore, non venga attaccata, perché Dio vuole molto bene alla tua anima.”

Hildegard von Bingen, Santa, Dottore della chiesa, 17 settembre

1098 Nasce come decima figlia di Hildebert e Mechthild von Bermersheim, in una famiglia nobile della Franconia, nei pressi di Alzey, non lontano dal fiume Reno. All’età di 6 anni inizia la sua formazione religiosa con la maestra Jutta von Sponheim che la guiderà nei suoi primi anni anche come suora.

1108           a 10 anni, iniziano i lavori del monastero benedettino a Disibodenberg, sulle rovine di un antico monastero. Diventa la casa di monaci e monache (una parte è adibita alla clausura), lavori finanziati dalle famiglie Bermersheim e Sponheim. Nel 1112 Hildegard vi si reca in clausura e poco tempo dopo diventa suora.

A quell’epoca, nei monasteri si praticava un’ascesi durissima. La sua stessa maestra, Jutta, si flagellava, digiunava e si privava della luce del giorno per lunghi periodi. Hildegard lotta fin dall’inizio contro queste pratiche e entra in conflitto con le sue superiori.

1136           a 38 anni, diventa badessa della congregazione, dopo Jutta von Sponheim.

1140           a 42 anni,  nelle sue visioni Hildegard riceve l’incarico da Dio di scrivere tutte quello che riceve nelle sue visioni. L’operato, la vita di Hildegard si basa sulla regola di San Benedetto e sulle Sacre Scritture, e nelle sue visioni dice di non aggiungere nulla di personale. Dirà per tutta la vita di essere semplicemente una tramite della voce di Dio, e non sfrutterà questo dono per creare proseliti intorno a sé.

Non conosce il latino, e dirà sempre di se stessa di essere “ignorante”. In realtà si riferisce le manca l’istruzione latina, che non riuscirà mai a recuperare.

Apprende invece nozioni e conoscenze “moderne” da paesi lontani, forse perché riceve visite da medici e scienziati del periodo, che passano per la Renania, dall’Arabia, Persia, paesi mediterranei, Scandinavia, Spagna ecc. Nonostante questa sua difficoltà con la lingua latina Hildegard diventa una “erudita universale”. Si occupa di spiritualità, etica, medicina, farmacia, musica, poesia

La sua prima opera scritta è “Scivias”, nella quale il monaco Volkmar la sostiene come segretario e scrivano. 8 libri, 35 miniature colorate, artistiche, che illustrano e completano il testo. Anche la consorella Richardis la affiancherà per molti anni nel lavoro culturale e spirituale.

Und ich sprach und schrieb diese Dinge nicht aus Erfindung meines Herzens oder irgend einer anderen Person, sondern durch die geheimen Mysterien Gottes, wie ich sie vernahm und empfing von den himmlischen Orten. Und wieder vernahm ich eine Stimme vom Himmel, und sie sprach zu mir: Erhebe deine Stimme und schreibe also!“ (Esprimo queste cose, a voce e per iscritto, non perché il mio cuore le avesse inventate o perché mi siano giunte da un’altra persona, ma perché le ricevetti dai misteri segreti di Dio, così come le udii e le accolsi dai mondi celesti. E ancora, udii una voce dal cielo, ed essa mi disse: innalza la tua voce, dunque, e scrivi!)

 

Alfabeto: Inventa un -> alfabeto con migliaia di vocaboli e lettere del tutto nuove, compone versi e canzoni, cantate ancora oggi in tutto il mondo. Famose sono anche le immagini che le giungono nelle visioni, che raffigurano sempre la relazione tra uomo-natura-Cosmo/Dio.

Oggi le opere originali sono quasi tutte scomparse, alcune purtroppo durante la seconda guerra mondiale. Esistono però copie in tutta Europa, tra cui alcune autenticate, e nel mondo.

1147           a 49 anni, si rivolge a Bernhard di Clairvaux, chiedendo il suo sostegno nelle sue visioni, ma riceve una risposta diplomatica ma deludente. Ha bisogno di aiuto, si ammala spesso, e si sente in dovere di farsi accompagnare da qualcuno. Papa Eugenio III riconosce il suo dono profetico. D’altro canto diventa lei stessa consulente per persone influenti, politici e medici, anche dell’imperatore Federico Barbarossa, al quale si rivolge in diverse lettere esortandolo a compiere il suo impegno di re ed imperatore, verso il suo popolo, in senso cristiano.

1148                    a 50 anni, Hildegard dà il via alla costruzione del monastero sul Rupertsberg, solo per monache, ma contro la volontà del priore di Disibodenberg. Il nuovo monastero si trova di fronte alla città di Bingen. Negli anni a seguire cercherà con forza di separarsi da Disibodenberg, ma lo otterrà solo nel 1158. Hildegard incontra Federico I, detto Barbarossa, incoronato imperatore a Roma.

1158-1159-1160-1163  a 60 anni, I celebri viaggi per predicare pubblicamente in varie località della Germania e dell’attuale Francia (Alsazia). Contro le eresie e i malcostumi nelle abbazie e nei monasteri, contro i catari. Scrive il Liber vitae meritorum che contiene le 35 virtù e i 35 vizi come cause di malattie dell’anima e del corpo.

Hildegard dà una impronta sociale al suo lavoro, si sente in dovere di lottare per una morale più pulita e per più giustizia e rettitudine. Si appellerà sempre alla “religio”, all’intimo connessione con il Divino, attraverso fede e preghiera. Le consorelle sono esortate a servire il Signore vestendosi di bianco, di ornarsi per le preghiere. Hildegard compone danze e musiche per i momenti liturgici e viene duramente attaccata per questo.

1163 Federico Barbarossa invia una pergamena in cui dichiara che il monastero del Rupertsberg è sotto la sua protezione ed è esente da tasse.

1165           a 67 anni Hildegard acquista il monastero in rovina di Eibingen e lo fa ricostruire. Qui possono vivere anche monache non abbienti. Il monastero esiste tutt’oggi (www.abtei-st.hildegard.de) ed è funzionante.

1171           a 73 anni, quarto viaggio di predicazioni a Maulbronn, a cavallo, Ildegard ha ben 73 anni!

1171 Accade un evento che caratterizza gli ultimi anni di vita della Santa. Il monastero sul Rupertsberg viene interdetto, perché vi viene sepolto un giovane nobile, scomunicato, pentito prima di morire (senza essere però riabilitato ufficialmente). Hildegard lotta perché la salma non sia trasferita, è l’ennesima volta in cui si ribella al volere del vescovo e arcivescovo.

1179           83 anni, finalmente l’interdizione viene sospesa. Hildegard muore il 17 settembre nel suo monastero.

I monasteri di Rupertsberg e Disibodenberg non esistono più (rovine), mentre il monastero Eibingen viene inglobato dalla città (fa parte degli edifici parrocchiali). Il nuovo monastero di Eibingen è sempre un monastero delle monache benedittine, e porta il nome della Santa.

– Curare secondo Hildegard von Bingen –

A quel tempo non esistevano le facoltà di medicina o farmacia sul territorio tedesco. Erano i secoli bui della medicina soprattutto in Europa, mentre in paesi come in Arabia e in Cina si praticavano metodi tradizionali e si continuava a ricercare. I medici provenivano dai conventi, così anche i farmacisti, donne e uomini che guarivano, esperti di erbe, minerali e metalli, soprattutto curavano le levatrici. Il monastero di Rupertsberg era “all’avanguardia”: esisteva una farmacia, una sala per la degenza e la cura dei malati, un laboratorio per la trasformazione delle piante medicinali e la produzione dei rimedi, un ospedale per i viandanti e pellegrini (secondo la regola benedettina), uno spazio per il salasso, una biblioteca con numerosi libri sulla cura.

Hildegard riuscì allora ad unire la conoscenza delle malattie e delle piante secondo la tradizione greco-latina, con la medicina tradizionale tedesca. Sviluppava tuttavia delle convinzioni proprio sull’origine dei disturbi e classificava i rimedi secondo la teoria degli umori (in modo “personalizzato” e difficile da comprendere, oggi). Si presume che fosse a contatto con medici arabi, italiani e spagnoli, perchè introdusse metodi di cura non conosciuti allora in Germania.  Usava per esempio, le pietre semipreziose e i metalli e diede molti consigli di alimentazione.

La base è il pensiero del’unità e dell’insieme: la salute dell’uomo, per Hildegard, dipende da come si rivolge allo spirito, dalla sua fede e spiritualità, dalle sue “buone opere” e da una conduzione di vita sobria. Il principio è che ogni cosa che accade nel mondo delle creature, accade anche nell’uomo.

Hildegard annotò soprattuttto negli anni 1150 le sue visioni*, sia del mondo della natura, piante, animali, pietre, acqua, alimenti ecc., sia dell’uomo, i suoi stati d’animo, le sue preoccupazioni, le malattie, i vizi e le relative virtù. Comprende l’uomo come immerso nella creazione, come microcosmo nel macrocosmo. E’ precursora della cosiddetta visione dello “Homo signorum”, un’immagine raffigurante (“uomo dei segni zodiacali”) in cui le zone del corpo corrispondono ai segni astrologici, e serve al salasso che perdura fino all’ottocento. Questa visione veniva duramente attaccata dalla chiesa cattolica, eppure, soprattutto dopo la traduzione di opere di Tolomeo, l’influsso dell’astrologia sul corpo umano fu studiata sempre più, portando anche all’alchimia dopo il 400 e 500.

* La cosiddetta “Medicina di Ildegarda” è invece una sistema terapeutico costituito nell’età moderna, basata sul sistema di cure ideato da Gottfried Hertzka, medico tedeco, a partire dal 1970. Ha un grande seguito in tutto il mondo, fa parte delle cosiddette “medicina tradizionale europea”.

Dall’elaborazione di D. Manfredi Poillucci: “Oggi, 17 settembre, si festeggia Santa Ildegarda di Bingen. Già negli anni in cui era magistra del monastero di san Disibodo, Ildegarda aveva iniziato a dettare le visioni mistiche, il suo prestigio spirituale crebbe sempre di più, tanto che i contemporanei le attribuirono il titolo di “profetessa teutonica”. Ildegarda si occupò di medicina e di scienze naturali, come pure di musica, essendo dotata di talento artistico. Compose inni, antifone e canti, raccolti sotto il titolo Sinfonia dell’armonia delle rivelazioni celesti, che venivano gioiosamente eseguiti nei suoi monasteri, diffondendo un’atmosfera di serenità, e che sono giunti anche a noi.
Ildegarda è pervasa dall’amore per la natura, che rappresenta il riflesso del suo amore per Dio; osserva le piante, gli alberi da frutto, le erbe, che comincia a ordinare e classificare in base alle caratteristiche, al pari dei migliori ricercatori. Il suo studio e l’attenta osservazione la portano alla creazione di un trattato di botanica, che costituisce una documentazione ancora preziosissima sulle cognizioni e sulle tecniche della medicina popolare del tempo.”

Karin Mecozzi, relazione per docenza su Hildegard von Bingen, Formazione in Botanica e Ecologia del paesaggio ad indirizzo goetheanistico, 2014.

Nota sulle immagini: le due immagini dipinte su indicazione di Ildegarda da Bingen tratte dal sito della Biblioteca statale di Lucca: “Il Codice, proveniente dal Convento dei Chierici regolari della Madre di Dio di Lucca, contiene il Liber Divinorum Operum di Hildegard von Bingen”

Raccolte lacustri, piante ondeggianti e la “croccante misticanza settembrina”

È un mite giorno di settembre, sto raccogliendo erbe commestibili e medicinali in un luogo di grande calma e naturalezza, un prato lungo le sponde di un lago nel cuore delle Marche. Croccanti foglie e fusti di portulaca, cinquefoglie, piantaggine, silene, rucola selvatica, verbena, qualche fiorellino di ginestrino dal giallo intenso che racconta di una stagione di luce che sembra eterna in questa fioritura. Poi, semi di finocchio e i primi frutti maturi del nobile biancospino che amo masticare lavorando, perché sembrano piccole mele dissetanti.

Il capo chino sulle erbe, pensando all’insalata della cena (sotto la ricetta), mi fermo di fronte a un’area incolta. Qui non si sfalcia l’erba e la sponda del lago è incustodita. Affiorano sassi sulla riva ricoperti della sabbia del lago bianca come la cipria. Il movimento delle saeppole canadesi (Erigeron canadensis) ormai sfioriti ma eretti e saldamente ancorati al terreno argilloso mette in musica l’aria tiepida che sfiora la valle e incanta l’anima. Cardi asinini (Cirsium vulgare) dai pappi setosi, cardi lanaioli (Dipsacum fullonum) severi e bruni, piccole bardane (Arctium e poi qualche giovane salice bianco (Salix alba) e pioppo (Populus nigra) e un olmo (Ulmus campestris) dalle foglie verdissime, contorniate. Osservo la scena contro luce ancora china sulle erbette per il cestino. Mi soffermo e mi abbandono all’ondeggiare delle piante non lontane.

Creano un nuovo respiro tra cielo e terra rispetto al praticello di erbe. Loro, le nuove protagoniste della mia curiosità erboristica nel piccolo luogo, saeppole, bardane, salici, cardi, pioppi, olmo e altre, non sono, prese singolarmente, piante vistose né rare. Non si distinguono per fioriture appariscenti come le violette salcerelle più in là o i frutti blu notte d’inverno delle siepi spontanee di prugnolo (….stanno maturando finalmente!).

Ciò che mi invita a stare un po’ con tutti loro è la comunità che formano. Un popolo di piante in un insieme nuovo. La statura delle piante, biennali o pluriennali, e il loro crescere fitto una accanto all’altra nasconde ciò che ora scorgo mentre mi inoltro nell’organismo di erbe e arbusti:
Vedo tronchi di alberi morti, emersi dall’acqua che evapora rapidamente d’estate, adagiati sul terreno ghiaioso. Il legno consunto è argentato, affascinante per la levigatura, ne porto via qualche ramo per appendere collane, orecchini, origami colorati e nastri o per creare “installazioni” tra le mura di casa nelle sere di inverno.

Ed è ora che, alzando lo sguardo, percepisco il coro animato di insetti volanti, moscerini, farfalle, coleotteri, api, bombi. Formano nuvole danzanti con i loro movimenti, anche loro sono diverse specie. Scorgo allora una lunga stradina di formiche nere tra le piante che conduce a delle cortecce in decomposizione. Ne raccolgo un pezzetto e annuso, il mio olfatto si desta e stropiccio le foglioline per sentirne la fragranza. Selvatica, verde, ogni volta diversa.

Scelgo un nome per la piccola area, l’isola delle piante ondeggianti. Lontana dagli sguardi dell’uomo custodisce equilibri – e piante, che mi riprometto di approfondire prossime raccolte. Serenità nel cuore, il viso scaldato dal sole, il cestino ricco di erbe e sensazioni, mi allontano con gratitudine.

Sappiamo stare con le piante, i sassi e gli alberi, è la forza vitale che ci unisce e ci scorre nelle vene.

Croccante misticanza di erbette settembrine (niente dosi: si fa “a occhio”!)

Lattuga o altra insalata verde dell’orto
Foglie giovanissime di bietola
Carote grattugiate
Misticanza di erbe selvatiche che trovi nelle zone lacustri, nei pressi dei fiumi con zone ghiaiose* tra cui portulaca (fusto e foglie), piantaggine (foglie giovani), cinquefoglie (foglie), silene (foglie), rucola selvatica (foglie e fiori), verbena officinale (fusti fioriti), farinaccio (foglie), saeppole (foglie giovani rinate), salcerelle (fiori), ginestrino (fiori)
Una manciata di erbe aromatiche fresche a piacimento come l’ultimo basilico, origano coltivato o selvatico, timo, erba limoncina, melissa, menta, maggiorana, santoreggia, rosmarino giovane tritato finemente, salvia, malva ecc.
Olio evo, succo di limone, anche dell’olio di zucca o di canapa, sale
Semi oleosi come noci, semi di girasole, sesamo, semi di zucca
Polveri di spezie: cumino, curcuma, zenzero

Sciacqua accuratamente le erbe raccolte, pulisci e sminuzza gli aromi, taglia tutto finemente e aggiungi alle foglie di insalata e le carote in una grande ciotola. Prepara la salsa per condire, aggiungi per ultimo le polveri nella salsa, cospargi di semi oleosi e servi freschissima. Per un’insalatona che fa da leone in una giornata di sole di settembre, nelle tue uscite nei paesaggi, aggiungi del formaggio a pezzetti oppure ceci o fagioli.

*raccogli solo in aree pulite, le erbe commestibili possono essere dei concentrati di sostanze benefiche ma anche di inquinanti

Le erbe che ho raccolto: Portulaca (Portulaca oleracea). Piantaggine (Plantago lanceolata o ovata), Cinquefoglie (Potentilla reptans), Silene (Silene vulgaris), Rucola selvatica (Diplotaxis tenuifolia), Verbena officinale (Verbena officinalis), Farinaccio (Chenopodium album), Saeppola (Erigeron canadensis), Salcerella (Lythrium salicaria), Ginestrino (Lotus corniculatus)

Corso di erboristeria “MEDICINA MONASTICA” 13/14.8.2024

Monastero di Fonte Avellana
Serra Sant’Abbondio (PU)

13 – 14 agosto 2024

“Medicina monastica”
Esperienze di erboristeria tradizionale, autoproduzione e osservazione della natura

Corso teorico pratico

a cura di
Karin Mecozzi
Augusta D’Andrassi

Argomenti del corso:
Da Santa Ildegarda a Padre Weidinger: introduzione alla medicina monastica
Le erbe dei pellegrini: ricette e rimedi per camminatori e sognatori –
con parte pratica sull’autoproduzione
Alberi sacri e radure: osservazione ampliata in natura

Il corso è aperto agli interessati in materie erboristiche anche senza conoscenze pregresse. Si richiede uno spirito di dialogo e calma condivisione.

Orari:
Martedì 13.08.2024 15.00 – 19.00
Mercoledì 14.08.24 9.00 – 18.00

Karin Mecozzi, erborista diplomata con qualifiche in medicina tradizionale europea, aromaterapia e naturopatia antroposofica. Raccoglitrice e fitopreparatrice, coltiva erbe officinali in Appennino. Autrice di libri di erboristeria in tedesco e italiano (www.karinmecozzi.com)

Augusta D’Andrassi, dottoressa forestale con specializzazione in fitoterapia e piante officinali, insegnante, guida naturalistica e interprete ambientale.

Iscrizione al corso, prenotazione soggiorno: modalità sulla brochure

Informazioni: Karin Mecozzi karin.mecozzi@gmail.com
Contatto Whatsapp 349 8383231

Leggerezza con una depurazione erboristica “dolce”

In una stagione in cui caldo e freddo si alternano come in una (prima) primavera prolungata l’organismo può indebolirsi: in effetti, adattarsi agli sbalzi dopo l’inverno richiede la “flessibilità di un giunco”! Per chi non l’abbia praticata di recente, per esempio tra febbraio e marzo, questo è ancora un buon momento per un periodo di depurazione “dolce”, con erbe, alimenti, applicazioni esterne e più respiro.

Distinguiamo tra depurazione erboristica tradizionale e il cosiddetto “detox”

Depurazione
Percorso per ripulire e alleggerire l’organismo, neutralizzare acidi nell’organismo, combattere radicali liberi (un tempo definiti “tossine”), preparare e sostenere nella ripresa.

Detossificazione
Cura per eliminare sostanze tossiche (amalgame vecchie, metalli pesanti, candidosi, radioattività), anche in seguito a un consiglio terapeutico.

Alla prima esperienza, non praticare la depurazione da sola, non seguire facili ricette online. Rivolgiti all’erborista, ascolta il tuo corpo nel ritmo delle stagioni, usa cibi, piante medicinali, rimedi, oli essenziali, estratti di qualità.

Calendula arvensis L., estratto idralcolico

Quando hai bisogno di un periodo di depurazione?

Quando è in sovraccarico, il nostro organismo dà dei “campanelli di allarme”:

 stanchezza, mancanza di concentrazione e costanza
 svogliatezza, cattivo umore, irritabilità e nervosismo
 pelle del volto spenta, occhi stanchi, occhiaie, bruciore agli occhi
 pelle molto secca o grassa
 rughe precoci e accentuate
 eccessiva perdita di capelli
 cellulite
 muscoli doloranti
 sudore maleodorante, coaguli nel mestruo, molto muco
 urina acida (misurare il PH per diverse mattine)
 sfoghi, foruncoli, eczemi
 improvvise risposte allergiche ad alimenti, polveri o pollini

La pratica della depurazione aiuta sempre a migliorare la situazione, tuttavia non sostituisce l’accertamento di eventuali malattie. Se i sintomi elencati sono connessi a dolori o disfunzioni persistenti rivolgiti immediatamente al tuo medico.

Fiori di Verbascum per un oleolito

Quando praticare la depurazione erboristica e per quanto tempo

• nei cambi di stagione, soprattutto in primavera e autunno (inizio marzo e inizio settembre)
• in ogni momento dell’anno anche per singoli giorni
• per cicli di una, due o tre settimane con una pausa di 10 giorni tra le settimane
• dopo un periodo di forte stress psico-fisico
• quando il corpo segnala pesantezza e accumulo
• dopo l’assunzione di farmaci ad esempio anticoncezionali, antibiotici
• in menopausa, se senti il bisogno di aiutare il tuo corpo a cambiare
• dopo i 65 anni per restare in forma e sentirsi leggeri
• per migliorare l’aspetto della pelle, contrastare la cellulite
Importante: non iniziare un periodo di depurazione erboristica con un disturbo acuto in corso.

Infine ricorda che DEPURARSI NON E’……

…mangiare di meno per dimagrire, eseguire una dieta drastica
sostituire una sana alimentazione con integratori che promettono di depurare
aspettarsi soluzioni improvvise

** Integra la pratica della depurazione nella tua vita di sempre **

La depurazione erboristica in 7 passi è descritta nel mio libro “VERDE RESILIENZA, ERBORISTERIA PRATICA NEL CAMBIAMENTO” edito da Natura e Cultura Editrice nel 2020. Chiedimi una copia firmata e scrivimi per ogni altra informazione, per consigli sulle erbe da usare e le pratiche più adatte nel periodo prima dell’estate, ad ogni età.

Corso AROMATERAPIA E PSICHE – LA NATURA SOLARE DELLE PIANTE

Associazione culturale THALEIA
Accademia Europea per la Cultura del Paesaggio PETRARCA
Monastero di Fonte Avellana

Venerdì 21 – Domenica 23 giugno 2024
Monastero di Fonte Avellana
Serra Sant’Abbondio PU

Aromaterapia e Psiche – La natura solare delle piante

Corso di erboristeria, aromaterapia e osservazione del paesaggio

a cura di
Karin Mecozzi, erborista
Leonardo Paoluzzi, medico chirurgo, agopuntore, docente in medicine complementari, aromaterapia e fitoterapia
Giorgio Bortolussi, tecnico agricolo biodinamico

L’essenza delle piante è pronta per essere colta: al solstizio estivo avviene il magico incontro tra la Terra che accoglie e il Cielo che feconda: l’argento diventa oro, luce e calore avvolgono uomo e natura. Invisibilmente, gli oli essenziali delle piante trasmettono i loro messaggi. Percorriamo un viaggio insieme ad erbe e alberi, dagli spazi di crescita alla formazione delle nobili sostanze, con particolare attenzione al benessere psicofisico e alla presenza di spirito. Immersi nella splendida natura di Fonte Avellana nutriremo il nostro sole interiore.

Il corso è aperto agli interessati in materie erboristiche anche senza conoscenze pregresse. Si richiede uno spirito di dialogo e calma condivisione.

A breve la locandina del corso

Informazioni su costi e modalità: karin.mecozzi@gmail.com