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Pianta di gennaio: il Ginepro

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Juniperus oxycedrus L.

Tra le conifere della nostra penisola, un alberello dalla chioma compatta e impenetrabile dà l’impressione di sapersi difendere molto bene: il ginepro (Juniperus communis L.) della famiglia delle Cupressaceae. Come pianta pioniera colonizza campi e pascoli abbandonati e se ne sta volentieri da solo, a giusta distanza dalle altre piante. Non è maestoso come l’abete bianco o il pino marittimo e non forma veri e propri boschi come molte altre conifere. In Italia, il ginepro comune raggiunge un’altezza massima di 3-4 metri e un diametro di 2 metri circa. Gli uomini evitano di toccarlo per i suoi aghi appuntiti, mentre gli animali selvatici si avvicinano senza paura: in primavera per rosicchiare le giovani gemme verdi ed in autunno e inverno per le gustose galbule, i frutti tondi, blu scuri con i grossi semi, ricchi di oli essenziale e oli grassi.

Dalle Alpi alla Sicilia troviamo diverse specie di ginepro, secondo il clima e il terreno: il ginepro comune, Juniperus communis, è largamente diffuso ed è una pianta protetta in molte regioni. Il suo legno si forma lentamente ed è ricercato per la sua solidità. Il ginepro rosso detto anche appeggi (Juniperus oxycedrus) ha una chioma più larga ed estesa e grandi galbule rosse, dalle quali un tempo si distillava una resina curativa per i reumatismi. Alcune specie di ginepro contengono principi velenosi. Il ginepro sabina (Juniperus sabina) cresce sui pendii pietrosi dell’Appennino, ha foglie  aghiformi e squamiformi e grossi frutti (coccole) blu; l’intero albero è impregnato da sostanze tossiche. Anche il ginepro fenicio (Juniperus foenicea), molto diffuso nelle garighe del Mediterraneo, è velenoso. Viene piantato nei giardini mediterranei per la sua resistenza alla siccità, mentre dai rami e dal legno si estrae la resina di Sandracca, una lacca naturale utilizzata dai restauratori di mobili.

Il ginepro comune preferisce luoghi asciutti e ventosi. A volte vediamo ginepri che crescono piegati  esattamente nella direzione del vento che soffia più frequentemente nella zona. Ha la corteccia grigia che si desquama con l’età e, come detto, un legno molto duro. In un oratorio di Urbino, fino a poco tempo fa, si poteva ammirare un grande crocifisso del ‘300 (purtroppo è stato rubato) costruito con il legno dei ginepri che ricoprono ancora oggi i vicini Monti della Cesana.

Le foglie del ginepro sono aghi piatti o trigoni, rigidi e sempreverdi, con una nervatura centrale bianca, e diffondono un profumo delicato quando fa molto caldo. Si raccolgono in estate, in giorni di Luce o Calore, per preparare un oleolito decongestionante per le gambe e per pediluvi rinfrescanti. I frutti, le galbule blu, maturano in autunno e si possono raccogliere tutto l’anno. In inverno il loro gusto aromatico si sposa benissimo con i piatti tipici della stagione: stufati di carne e patate, arrosti e zuppe. I semi di ginepro vengono diffusi grazie agli animali che mangiano le galbule: caprioli, volpi, tordi e colombe che li trasportano lontano. Dopo un anno di riposo nella terra spuntano le pianticelle nella macchia e nei campi. Non è facile riprodurre il ginepro dai semi, sono necessari trattamenti particolari, dispendiosi. Per imparare a coltivarlo e conoscere tecniche e metodi della coltivazione arborea mediterranea si trovano informazioni interessanti nel manuale ANPA*

*“Propagazione per semi di alberi e arbusti della flora mediterranea”, edito da Beti Piotto e Anna Di Noi per l’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA, Roma, 2001).

 

Nella mitologia antica il ginepro è sempre stato collegato alle esperienze di soglia e alla morte. La chioma color verde azzurrognolo e le galbule sono rappresentate nei dipinti medievali e compaiono come sfondo alle attività dei nobili nelle loro corti. Considerato una pianta protettiva contro insidie e malattie, se ne appendevano i rametti sempreverdi sull’uscio per evitare il contagio con la peste. Ogni anno, alla fine dell’estate, quando le vacche tornavano dall’alpeggio, si disinfettava la stalla bruciandovi grossi rami di ginepro.

L’elevato contenuto di oli essenziali conferisce all’albero un’elevata azione disinfettante, antibiotica e antimicrobica. Ne sono ricche soprattutto le galbule, che contengono inoltre principi amari, tannini, resine, glucidi e antociani. Si usano per suffumigi e pediluvi, contro la tosse, la febbre e il mal di testa nell’influenza, ma anche per le proprietà digestive e aperitive. Si possono raccogliere tutto l’inverno ed essiccare vicino a una fonte di calore. Per un decotto digestivo e corroborante trituriamo 10 galbule secche e le copriamo con acqua bollente per cinque minuti.

I bagni con l’estratto di ginepro e di prugnolo aiutano i bambini deboli a riprendere forze a fine inverno. L’olio essenziale di ginepro rientra in una miscela aromatica antinfluenzale che preparo ogni inverno, insieme all’olio essenziale di pino mugo, pino cembro e arancio dolce. Per godere dell’effetto balsamico e del buon profumo sono sufficienti poche gocce nel diffusore e negli umidificatori dei termosifoni.

L’azione diuretica e depurativa delle galbule è consigliata alle donne che desiderano ridurre i segni della cellulite e agli uomini per aumentare la diuresi e drenare e fortificare la prostata. Gli estratti di ginepro non debbono essere usati per via interna se si soffre di calcoli renali, perché possono essere irritanti per i reni.

Ricordo che possiamo avvalerci degli effetti benefici del ginepro – come di molte altre piante aromatiche ricche di oli essenziali – anche in cucina.

Le giovani gemme primaverili sono gradevolmente acidule e possono essere tritate finemente insieme al prezzemolo e al rosmarino fresco per insaporire verdure stufate, patate lesse, carne o pesce arrosto. Le galbule essiccate hanno un sapore intenso, si pestano nel mortaio prima dell’uso e si aggiungono a zuppe di legumi e farro, alla zucca al forno e ai crauti acidi. Il ginepro “apre lo stomaco”, favorisce la digestione dei grassi e l’assimilazione di alcuni oligoelementi, conferendo una nota speciale alle ricette invernali.

Da “ARS HERBARIA – PIANTE MEDICINALI NEL RESPIRO DELL’ANNO”

Karin Mecozzi

edito da Natura e Cultura Editrice 2012

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Capricorno, segno di Terra

Segno di terra, amante delle imprese difficili. Ambisci a risultati perfetti e, per non perderti nell’inutilità, preferisci “far da solo”. Disponi di un’ottima resistenza fisica tendi ad assumerti molte responsabilità e ti piace lavorare sodo. A volte ti assale una melanconia profonda, se non la esprimi può trasformarsi in dolori alle articolazioni, rigidità muscolare, abbassamento delle difese immunitarie, orticarie o mal d’orecchie.

Rimedi dalla Natura per te:

L’argilla ti aiuterà a ritrovare l’elasticità perduta in tutte le stagioni. Versa tre cucchiai di argilla nell’acqua della vasca, applica impacchi di argilla sulle zone doloranti. La maschera di argilla e olio di oliva purifica la pelle del viso e dopo lo studio tampona gli occhi con acqua e argilla.

Le specie arboree delle conifere, tradizionalmente connesse al pianeta Saturno (domina il Capricorno), sono ricche di oli essenziali balsamici e disinfettanti. Alberi come il pino, con le sue specie montane e costiere, l’abete, il cipresso, la tuja, contengono oli eterici benefici per l’apparato respiratorio che, inoltre, favoriscono la concentrazione. Dopo una giornata invernale fredda, goditi un bagno caldo con l’aggiunta di alcune gocce di olio essenziale di abete bianco e ginepro, emulsionate con poco miele o olio di mandorle. La temperatura dell’acqua non dovrebbe superare i 39°, e dopo il bagno, stendi un olio da massaggio all’arnica e rosmarino su tutto il corpo.

L’esercizio di visualizzazione ti ritemprerà:

Rilassa il tuo corpo respirando con naturalezza. Elenca gli impegni della vita quotidiana e immagina che siano dei “pacchetti”. Deponili davanti a te e inizia a percorrere interiormente un sentiero che tu porta verso una montagna che conosci. Sali con calma e goditi l’aria pulita. Raggiungi la vetta. Sei solo, tranquillo, un falco si libbra nell’aria proprio vicino a te. Lasciati pervadere dalla sua perfezione. Ora riprendi la via del ritorno. I “pacchetti” sono ancora qui ma…. ti sembreranno meno pesanti.

Porta nel cuore quest’esperienza e ripeti l’esercizio ogni volta che vuoi.

Immagine essenziale per il Capricorno: in un paesaggio montano invernale, un piccolo pino cembro solidamente aggrappato alla roccia di granito, con il fusto nodoso e le fronde impregnate di resine, ricoperte di neve e piccole gemme che aspettano la risalita del SoleFoto-0111.

 

 

Karin Mecozzi , parzialm. pubbl. da  Ed. Campi 2007

 

Peaceful Christmas

I wish you a peaceful Christmas, full of warmth.

Find an inner light of faith and hope

in the winter landscape

 

 

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Rosa Canina

Rosa canina L.

Le colline, gli altipiani, le montagne italiane sono piene di cespugli di rosa canina. La più selvatica delle rose, dall’umile aspetto, forma vigorosi arbusti sui terreni incolti e può raggiungere tre metri di altezza e un diametro di due. Partendo dalla base, i lunghi rami si aprono a raggio. Sono coperti di spine a mezza luna taglienti come le lame e temute dagli animali selvatici che si avvicinano, ghiotti di frutti.

L’apparato radicale della rosa canina custodisce la vitalità dell’intera pianta, che è straordinaria. Negli incendi estivi bruciano i rami, tutte le parti aeree, ma già nella stagione successiva spuntano dei getti nuovi dalla parte sotterranea.

Le foglie composte imparipennate sono formate da 5-7 foglioline ovali e seghettate. Sono verdi scure, una delizia per i caprioli e in estate sembrano “sudare”. I fiori sbocciano da aprile a maggio. A differenza delle rose coltivate non formano corolle piene, ma aperte, con lunghi stami gialli a ciuffetti che attirano gli insetti.

I 5 petali bianchi o rosati profumano delicatamente. Quando si raccolgono perdono velocemente la fragranza. Un modo per trattenere l’essenza è riempire un piccolo recipiente di vetro di petali, coprire con alcol a 90° e lasciare in macerazione in un luogo caldo per tre giorni. Si filtra e si diluisce con idrolato di rose o acqua distillata nella proporzione di uno a due. Il liquido ottenuto serve a profumare l’ambiente e la biancheria (si distribuisce finemente con una spruzzino negli armadi). Aiuta a decongestionare gli occhi stanchi: si aggiungono 20 gocce di estratto a 30 ml di acqua tiepida, si mescola bene e si intingono dei batuffoli di cotone da tenere sugli occhi.

I frutti di rosa canina maturano tra ottobre e dicembre. Tingono di rosso la macchia autunnale. I frutti, i cinorrodi, hanno un gusto inconfondibile, leggermente astringente. Sono ricchi di vitamina C, minerali (silicio!), acidi organici, pectina, carotene e flavonoidi, mucillagini, tannini, zuccheri. Sono ricostituenti, diuretici, prevengono la caduta dei capelli. La tisana viene preparata mettendo a bagno una manciata di frutti freschi o essiccati per la notte. Alla mattina si mette sul fuoco e si porta ad ebollizione. Lasciare altri 10 minuti in infusione, filtrare e bere con del buon miele.

Il decotto di soli semi ha un buon sapore di vaniglia; è consigliata come diuretico non irritante e secondo la medicina di Ildegarda da Bingen cura i disturbi della colecisti.

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Gagliole, borgo medioevale

Gagliole (MC) nelle Marche, borgo medioevale, mura di cinta bianche e case antiche, una Chiesa con affreschi dedicata a San Michele, la Rocca dei Varano che adesso è crepata, 650 abitanti di cui più della metà è senza casa per il Sisma del Centroitalia. Ha numerose frazioni, antiche e moderne, strade piene di curve tra querce e pini, dei “Prati” spettacolari a più di 800 m di quota, nella Riserva del Monte San Vicino e un Centro di Educazione Ambientale che ospita gruppi e viaggiatori. Il Museo di Storia Naturale contiene un’accurata raccolta di fossili e minerali, i Mulini sottostanti al borgo invitano a sostare sotto pioppi e salici. La Valle dell’Elce custodisce un “sasso” da cui sgorga acqua sorgiva in primavera, tra lecci e ornielli, affascinante il sentiero assolato che vi porta. In lontananza le campane del monastero Madonna delle Macchie e della Pieve in valle, ora silenti.

Il simbolo del paese, il gallo, è segno archetipico dell’Io. L’Io al centro dell’essere umano, ponte di consapevolezza e coscienza tra passato e futuro, animale e angelo, natura e cultura. Che il gallo di Gagliole ci aiuti a superare questo duro momento, aiuti le persone coinvolte a migliaia nelle Marche per i forti terremoti in Appennino.

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Fiori gialli ** Yellow Flowers ** Gelbe Blütenmischung

Fiori gialli ** Yellow Flowers ** Gelbe Blütenmischung

nelle deliziose confezioni di vetro, preparate da Eleonora Tambini e Pina Stroppa.

Contenuto: miscela per TISANA COMPOSTA : Galium verum, Solidago virgaurea, Lippia citriodora, Melilotus officinalis, Calendula officinalis, Melissa officinalis, Rubus ulmifolius. Piante da raccolta spontanea, coltivazioni bio e … giardini di Urbino.

Preparazione:per 1 tazza spezzettare una piccola presa di erbe, lasciare in infusione per 10  minuti in 150 ml di acqua bollente. Filtrare e servire calda con del buon miele. La miscela si conserva per 3 mesi al riparo dalla luce, in un recipiente di vetro.

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Compresses, Poultices, and Plasters

Applicazioni esterne con piante medicinali,
thanks LonePineHerbal!

Il destino di essere marchigiani

«Il volto più vero delle Marche, anche se il meno appariscente, è quello di una regione di laboriosa e virile solitudine, abitata da gente avvezza a fare i conti con se stessa, a non ammettere nien…

Sorgente: Il destino di essere marchigiani

Miracoli vegetali – Equisetum telmateja per tonificare

Memore di epoche lontanissime, ogcropped-wp_20160624_08_29_50_pro.jpggi l’equiseto che conosciamo è minuscolo in confronto ai veri e propri alberi della preistoria. Questa specie cresce in luoghi umidi, nella vegetazione rigogliosa, impregnata di acqua. Eppure, l’equiseto maggiore appare filiforme, elegante, ben dritto e un po’ ruvido al tatto. Il suo verde è opaco e, meraviglia, non sbiadisce con l’essicazione. L’oleolito (macerazione oleosa di entrambe le piante) di equiseto e Hedera helix , l’edera comune, è un buon rimedio esterno per la ritenzione idrica su gambe e cosce, migliora l’aspetto della cute e tonifica. Si raccolgono le fronde di equisetoe le foglie di edera  prima di luglio, ben asciutte, e si mettono a macerare in buon olio di oliva e sesamo (1:1) a strati, alternando le due piante, per 4 settimane in un luogo caldo. Pressare, filtrare, e conservare in bottigliette scure. Per un massaggio quotidiano in caso di cellulite, aggiungere qualche goccia di olio essenziale di limone o arancio amaro.

Gagliole, betroffenes Städtchen im „Erdbebenkrater“

Gagliole, betroffenes Städtchen im „Erdbebenkrater“

Noch bebt es weiter. Stündlich, halbstündlich, unregelmäßig aber kontinuierlich zittert und bebt die Erde, in den Marken und in Umbrien, nach den drei starken Erdbeben am 24. August, 26. Oktober und 30. Oktober, dem letzten, zerstörerischen Beben mit der Stärke 6,5 auf der Richterskala. Drei große Regionen sind betroffen, Marken, Umbrien, Latium, Städte und Dörfer mit tausendjährigen Kirchen und Klöstern, Industrieunternehmen, Bauernhöfen und touristischen Betrieben.

Zusammen mit über 20.000 Menschen sind nun auch wir obdachlos, Karin Mecozzi Bortolussi, gebürtige Meranerin, und mein Mann Giorgio, aus dem Friaul. Unsere neue Wahlheimat, die kleine Gemeinde Gagliole, befindet sich im „Erdbebenkrater“, also im engsten Umkreis der Epizentren. Der alte und der neue Teil des winzigen Städtchens wurden schwer getroffen, der gesamte antike Stadtkern wurde zur „Roten Zone“ erklärt und abgesperrt. Unser Haus steht neben der Pfarrkirche, es ist das ehemalige Pfarrhaus, und wir verdanken es den jahrhundertealten Fundamenten, dass die Gebäude standgehalten haben. Dieses ächzende, unterirdische Ungetüm ist den Einwohnern hier wohl bekannt. Nicht umsonst lebt in diesem Teil des Apennins, sowohl in den Marken als auch in Umbrien, noch eine sehr alte Form des Michaelkultes fort: der Erzengel wird in Grotten und Höhlen bedeutender Berge oder Höhen verehrt, mit einer Lanze hält er eine Art Lindwurm im Schach, der sich windet und immer wieder bewegt – il terremoto, das Beben der Erde in den Tiefen ihrer Eingeweide.

Wir waren erst vor kurzem „dazugezogen“, da mein Mann, Gärtner und biodynamischer Gemüsebauer, den Aufbau eines sozialen Demeter-Gemüseanbauprojektes in Macerata leitet. Als diplomierte Herboristin (Heilkräuterfachfrau) wollte ich gerade ein geeignetes Stück Land für den Kräuteranbau pachten, um ätherische Öle zu destillieren, neben meiner Tätigkeit als Referentin für wildwachsende Heilpflanzen und Landschaftskultur. Bis zum Beben waren wir damit beschäftigt, unser Häuschen im Zentrum von Gagliole zu sanieren, nun müssen wir warten, bis die Beben abklingen, um die tiefen Risse in den Mauern und im Dach auszubessern und, vor allem, das ganze Haus zu stabilisieren und zu sichern.

Mein Buch „Ars herbaria, Heilpflanzen im Jahreslauf“, ist im Jahr 2015 im Natura Verlag (im Verlag am Goetheanum) in Dornach erschienen und wurde von der Stiftung Buchkunst zu einem der 25 „Schönsten deutschen Bücher “ auserwählt, und gerade erschienen zwölf Stimmungsbilder zu den einzelnen Monaten im „Sternenkalender“ von Wolfgang Held. Es gehört zu meinem Beruf, die Natur phänomenologisch zu betrachten und zu beschreiben. Das „Erschaffen“ von Erzählungen über Orte und ihre Pflanzen, genauso wie von den verschiedensten Kräuterpräparate aus Wildpflanzen, aber auch detaillierte Pflanzen- und Landschaftsbetrachtungen und Artikel gehören seit fast zwanzig Jahren zu meinem Beruf. Leider weiß ich heute, dass ich gewisse Arbeitsprojekte in Gagliole, die über das Schreiben und Sammeln hinausgingen und mit verstärkter Seminararbeit und Lehrtätigkeit zu tun haben, völlig umstellen muss. Unser Zuhause ist nicht mehr bewohnbar. Das Nachbarhaus in unserer Straße droht einzustürzen, der gesamte Dorfkern ist gefährdet. Das kleine, neue Umweltzentrum, das ich als Seminarzentrum anbieten soll, die Josefskapelle mit den antiken Fresken, die mittelalterliche Festung in der Dorfmitte aus weißem Kalkstein, sie alle tragen Wunden, mittlere bis schwere Schäden, und es kann viele Monate dauern, bis sie saniert werden können.

Gagliole ist ein besonderer kleiner Ort, gerade im Wiederaufleben begriffen, dank neuer Projekte wie Stadtführungen, einem kleinen Kunstmuseum und einer Jugendherberge. Derzeit hat er knapp 650 Einwohner, mitten in einer fruchtbaren Landschaft, unweit von der Universitätsstadt Camerino, die heute auch sehr schwer beschädigt ist.

Wir sind im Moment ratlos: wie soll sich unsere kleine Gemeinde in den nächsten Monaten über Wasser halten? Der Winter steht vor der Tür, Notunterkünfte sollen beheizt werde, die Volksschule und der Kindergarten brauchen Unterstützung, Zufahrtstraßen zum beschädigten Städtchen müssen ausgebessert, das Altersheim muss erdbebensicher sein, und vieles mehr. 400 Einwohner, – darunter auch wir, müssen in vom Zivilschutz gestellten Unterkünften oder Mietwohnungen warten, bis die Sanierungsarbeiten überhaupt begonnen werden können.

Angesichts dieser schwierigen Zukunft, die wir trotz der Unsicherheit und der notwendigen Umstellungen meistern wollen, weil wir an unsere Arbeit in der goetheanistischen Heilpflanzen- und Landschaftskultur sowie in der biodynamischen Landwirtschaft glauben, möchte ich hier beherzt um Hilfe bitten. Wir wollen unsere Arbeit, zusammen mit unseren Freunden und Kollegen in den Marken und in Italien, trotz aller Schwierigkeiten, nach dem Ende der Beben wiederaufnehmen können. Wer uns konkret bei unserer Tätigkeit und vor allem bei der Gründung der geplanten Initiative für eine anthroposophische und ganzheitliche Heilpflanzen- und Landschaftskultur samt Heilpflanzenanbau und Wanderungen in der apenninischen Landschaft unterstützen möchte, kann auf unser Konto bei der Ethischen Bank in Italien spenden, bitte nehmt Kontakt mit mir auf (karin.mecozzi@aruba.it)

Die Gemeinde Gagliole hat ein Spendenkonto eingerichtet:
COMUNE DI GAGLIOLE
IBAN:
IT89C0503568950431570067311

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