“calendulare” nel paesaggio

Una splendida giornata di sole, fredda, brillante, una delle prime in questo annuncio di inverno. Cammino tra gli ulivi e scopro tappeti di piccole calendule selvatiche (Calendula arvensis (Vaill) L. ) e decido di estrarle, insieme a qualche fiori di nepetella (Calamintha nepeta Salvi (L.)), per preparare una pomatina lenitiva per pelli screpolate o esposte all’aria fredda, le labbra, piccole contusioni e ferite. La ricetta è ispirata a quella pubblicata nel mio libro “Ars herbaria, Piante medicinali nel respiro dell’anno” Natura e Cultura Editrice, 2012)”
Pomata alla calendula

 

  • 200 ml di oleolito di calendula (ottenuto dalla macerazione in olio extravergine d’oliva dei capolini ben aperti di Calendula officinalis L., oppure Calendula arvensis L., raccolti in giorni di Luce/Aria prima di mezzogiorno)
  • 30 g di cera d’api naturale
  • 10 gocce di olio essenziale di limone, 5 gocce di o.e. di ylang ylang, 5 goccedi o.e. di lavanda vera

Scaldiamo a bagnomaria la cera d’api e l’oleolito di calendula separatamente utilizzando due recipienti di vetro, ad esempio dei vasetti della marmellata perfettamente puliti. L’olio non dovrebbe superare una temperatura di 60°C per non alterarne le proprietà. Mescoliamo la cera con un bastoncino di legno finché è completamente sciolta e la versiamo nell’olio caldo continuando a mescolare. Togliamo dal fuoco, aggiungiamo rapidamente gli oli essenziali e versiamo nei barattolini da pomata* lasciandoli aperti finché la pomata è ancora liquida per far evaporare l’umidità. Chiudiamo i recipienti quando la crema è solida. La pomata si conserva per un anno al riparo dalla luce, a temperatura ambiente. Una volta aperta è meglio usarla entro poche settimane. Consiglio di  usare recipienti piccoli, da 20 o 30 ml, per consumare velocemente la pomata. Si stende sulla pelle screpolata e indurita, calli, per tenere morbida la cute delle ginocchia e dei gomiti. Ideale per chi lavora fuori in inverno, per gli sportivi, nutre e protegge la pelle del viso e delle labbra. Con l’aggiunta di poche gocce di olio essenziale di rosa la pomata diventa un ottimo “contorno occhi” da stendere alla sera dopo la pulizia del viso. E’ anche un ottimo lucidalabbra naturale, rende le labbra morbide ed ha un buon sapore. Ha un’azione cicatrizzante per piccole ferite, herpes labiale e foruncoli. Importante: prima di applicare la pomata disinfettare bene con la tintura di calendula. Le ferite si chiudono entro poco tempo senza lasciare tracce.

*Nei negozi di apicoltura troviamo dei bei vasetti di vetro in diverse dimensioni, di solito utilizzati per i campioni di miele. Importante è che i tappi di metallo chiudano bene (a volte non si avvitano). Prima dell’uso è meglio sterilizzare tappi e recipienti in acqua bollente per poi asciugarli con cura.

Turismo culturale, monasteri, paesaggio

Come membro di Accademia Europea per la cultura del paesaggio PETRARCA e coordinatrice di corsi, ho avuto il piacere di assistere a una tappa del progetto intereuropeo “EuropeTour” al Monastero di Sant’Andrea e della Santa Croce di Fonte Avellana, Serra Sant’Abbondio (PU), Marche, insieme alla Comunità monastica e il team dei partners intereuropei.

Riuniti nello splendido Scriptorium e, successivamente, nel Giardino Botanico, ammirando l’esemplare secolare di Taxus baccata L., si è parlato di accoglienza, paesaggio, turismo spirituale, conservazione ambientale e innovazione. In mezzo pomeriggio soltanto – il tempo è volato – i parnters intereuropei hanno saputo apprezzare le varie aree del monastero, in un clima di dialogo e collaborazione. Sono subito nate nuove sinergie – un’esperienza stimolante!

Il progetto è cofinanziato dalla Unione Europea ed è coordinato nelle Marche dai collaboratori dell’Ufficio Urbanistica Paesaggio e Informazioni Territoriali, Regione Marche.

 

 

Quanti carati ha… il carrubo?

Tra le piante arboree che amano il clima caldo e l’aria salina delle coste mediterranee, il carrubo (Ceratonia siliquastra L.) con i suoi frutti accompagna l’uomo da tempi remoti. E’ un albero di media grandezza, sempreverde, dai fiori attaccati direttamente al tronco e ai rami. Appartiene alla famiglia delle Caesalpinaceae ed è diffuso al Sud Italia. Gli esemplari più a nord si trovano in Toscana, sull’Argentario e sul Carso, Trieste.

L’albero di carrube necessita di poca acqua e cresce anche su terreni molto poveri. I frutti, le carrube, sono lunghi legumi appiattiti, color marrone violaceo. Contengono saccarosio, pectine, tannini e carrubina, sono lenitivi per l’apparato digerente e fermano il vomito dei lattanti. La farina di carrube è consigliata ai diabetici, non ha glutine. Esercita un’azione lenitiva sull’intestino, possiamo considerarla un prebiotico poiché favorisce l’equilibrio della flora intestinale.

Con la polpa di carruba, tostata e macinata si ottiene una polvere dal sapore simile al cacao che serve ad aromatizzare dolci e budini o come bevanda istantanea, priva di caffeina e ottima di sapore. Dai semi si estrae la “gomma di carrubo”, un buon addensante naturale (E 410). I semi sono duri, bruni e liscisssimi, belli da vedere e toccare. Hanno un uso storico singolare: gli arabi li usavano per pesare oro e diamanti, poiché hanno un peso costante – la parola “carato” deriva infatti dal nome arabo del carrubo!

-> Trovi un’accurata descrizione botanica con immagini e indicazioni sull’utlilizzo e particolarità della specie su http://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?t=9867

 

 

 

 

STERNKALENDER 2018 – 2019

“Drei Sterne, drei Planeten und der Mond - sieben Gestirne spannen im Sommer 2018 einen grandiosen Bogen über den Sommerhimmel.” – der neue Sternkalender von Wolfgang Held ist erhältlich, mit meinen 12 Naturbetrachtungen im Jahrelauf. Hier der Link zum Buch:
http://www.vamg.ch/fileadmin/verlag/Pdf/vamg_vorschau_herbst-winter_2017_18-screen.pdf

 


Ecco di cosa si tratta

Ecco di cosa si tratta              di Franco Marcoaldi
Si tratta di tornare da luoghi
dove mai siamo arrivati. Di pensare
pensieri così a lungo sopiti
da essersi ormai inabissati.
Si tratta di cogliere con grata
sorpresa minuscoli fiori di campo,
di estrarre essenze infinite
da specie ordinarie lasciate
stupidamente a languire davanti
alla porta. Di cominciare a vivere,
ecco di cosa si tratta.
da vania @ruvidoteatro – grazie!

 

Cultura del paesaggio: “Quaderni Habitat”

Nelle mie ricerche su flora e paesaggio ho trovato una fonte interessante, che vorrei condividere oggi, qui con voi sul blog.

Si tratta di una serie di pubblicazioni edite dal Ministero dell’Ambiente, cito la descrizione sul sito. “La collana “Quaderni Habitat” nasce dalla collaborazione instaurata tra la Direzione Protezione della Natura e del Mare e il Museo Friulano di Storia Naturale di Udine. Scopo della collana – organizzata in agili pubblicazioni di carattere monografico – è quello di promuovere la conoscenza di habitat a particolare rischio di degrado o di scomparsa.
Si tratta di ambienti, spesso, di particolare pregio che custodiscono elementi faunistica, floristici o vegetazionali degni di nota e che rappresentano piccole ma fondamentali tessere nel grande mosaico del nostro paesaggio.”

Si possono scaricare gratuitamente dal seguente link:

http://www.minambiente.it/pagina/i-quaderni-habitat-collana

Passeggiata tra le mura del centro storico di San Severino Marche (MC)

Neue Augen * Nuovi occhi

Die wahre Entdeckungsreise besteht nicht darin, neue Landschaften zu entdecken, sondern neue Augen zu haben.

Il vero viaggio di esplorazione non è scoprire nuovi paesaggi ma avere occhi nuovi .

Saggezza druidica

Erbe lungo il cammino: ARTEMISIA VOLGARE

Artemisia vulgaris L., pianta perenne molto diffusa ha foglie dentellate, lamine inferiori argentate e piccoli fiori dal profumo aromatico.

E’ la pianta di Artemide, la divinità greca che governava selve e foreste. L’artemisia ha una lunga tradizione come erba magica per la fertilità delle donne e per il parto.

Nel medioevo si bruciavano grossi mazzi per allontanare la peste e gli spiriti maligni.

Nella medicina tradizionale cinese si usa la “moxa”, rotoli di foglie di artemisia che vengono bruciati lungo i meridiani e sui punti energetici. L’infuso di fiori e foglie di artemisia migliora la digestione, in particolare dei grassi. Con le foglie essiccate si condiscono arrosti e grigliate.

Secondo Santa Ildegarda da Bingen il “vino medicato” (enolito) di artemisia riscalda lo stomaco e cura l’intestino. 5 rametti fioriti di artemisia e tre chiodi di garofano vengono messi a macerare in 1 litro di vino rosso per 4 settimane. Si filtra e si riscalda a bagnomaria mescolandovi 3 cucchiai di miele di castagno. Mezzo bicchierino dell’enolito prima dei pasti migliora l’appetito e favorisce l’assorbimento del ferro nell’anemia.

La droga (sommità fiorite) è controindicata per chi soffre di allergia alle Asteraceae (composite) e in gravidanza. Sono edibili, invece, i giovani getti e le foglie tenere, aggiunte alle insalate primaverili, senza controindicazioni se aggiunte con parsimonia. L’artemisia è anche una delle piante medicinali più indicate nella cura dei disturbi alimentari.

In cammino, una manciata di foglie pestate, applicate su una vescica o una piccola ferita, aiutano a sgonfiare e sfiammare, per raggiungere la meta.

Buona continuazione di ottobre!

Mugwort –  Beifuss – Artemisia

 

Erboristeria come arte e conoscenza

L’erboristeria come arte e conoscenzaars herbaria – è uno spazio dove può realizzarsi il dialogo tra pianta ed uomo, ed ancora, tra civiltà e natura. Un dialogo che ha luogo d’elezione nella cura della nostra salute, nella quale possiamo recuperare in chiave attuale molte conoscenze del passato, ma con l’obiettivo importante di individuare nuove modalità nei diversi ambiti delle cure naturali che siano consone all’epoca moderna e che ci aiutino a tessere la trama del nostro benessere in modo responsabile, giorno per giorno.

In questo libro elaboriamo il tema delle piante medicinali e dell’erboristeria in modo nuovo,  moderno, in cui da una parte indaghiamo sul legame tra pianta, territorio e uomo – piante e paesaggio nel loro insieme – e dall’altra sperimentiamo il ritmo delle quattro stagioni, biologiche ed astronomiche. Comprendiamo in modo completo ed intimo il come e il perché dell’impiego delle piante medicinali e aromatiche apprendendo le regole base per raccoglierle, conservarle e trasformarle in preparazioni estemporanee. Attraverso questo fare, ci sintonizziamo con il grande respiro della terra e dell’anno, mentre ci ricolleghiamo a gesti significativi, che ancora oggi si conservano nelle tradizioni e in molte festività tipiche dei luoghi.

Per il lettore, lo stesso libro diviene pianta: Ars herbaria – piante medicinali nel respiro dell’anno è saldamente ancorata nella tradizione della grande medicina erboristica europea, germoglia e si innalza seguendo il ritmo dell’anno e fiorisce e fruttifica… nella mano della persona appassionata e riguardevole, alla ricerca di nuovi gesti di cura e di una sintonia profonda con il vivente.

 Per acquistare “Ars herbaria, Piante medicinali nel respiro dell’anno” : http://www.naturaecultura.com/Libri/ars_herbaria.htm

Afrodite e la PERA VOLPINA

L’albero ha una forma elegante, candidi fiori in primavera e abbondanti frutti che maturano a ottobre e novembre. Sono marroni, a forma di goccia, dal sapore ottimo, dolci e granulose.

I fruttti, le pere volpine, vengono raccolte ancora crude per farle maturare nella paglia e conservarle in inverno. Tradizionalmente, vengono cotte con il latte per i bambini, per farli crescere e ingrassare, e con il vino e la cannella per gli adulti, come dolce dessert invernale. Sono ricche di zuccheri nobili, minerali e vitamine, di facile digestione e buona conservabilità.

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La piccola pera volpina è rustica e appartiene ai frutti dimenticati delle nostre campagne. I greci la associavano ad Afrodite per la sua forma simile al ventre femminile e nell’antichità la pera volpina era considerata un rimedio per le coppie che cercavano un bambino.

Si essiccavano e si consumavano ogni mattina, fino al concepimento e si piantava il seme vicino alla casa, se nasceva una femmina; i fiori servivano per le ghirlande di battesimo. Con il legno si producevano oggetti d’arte e ornamenti per la chiesa.

Nell’Appennino toscano si chiamava “pera poppina” per la somiglianza ai seni delle giovinette, ma con il passare del tempo diventò la pera “volpina”.

Oggi si conclude anche la festa tradizionale in Appennino, la “Festa dei Frutti dimenticati” : http://festafruttidimenticati.blogspot (ringrazio gli autori per la foto).